Azioni e Intenzioni (parte 1 di 2): Purezza Dell’intenzioni Nell’ambito Religioso
Azioni e Intenzioni (parte 1 di 2): Purezza Dell’intenzioni Nell’ambito Religioso
È stato narrato sull'autorità di 'Umar ibn al-Khattab, che il Profeta (la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) disse:
“Tutte le azioni verranno giudicate secondo le intenzioni e ogni persona sarà ricompensata secondo la sua intenzione. Dunque chiunque emigri per Dio e il Suo Messaggero, avrà la sua emigrazione valutata come effettauta per Dio e per il Suo Messaggero. Chiunque emigri per benefici mondani o per sposare una donna, vedrà valutata la sua emigrazione per il motivo per cui è emigrato.”
(Sahih Al-Bukhari, Sahih Muslim)
Antecendente
Questo hadith rappresenta uno dei più solenni e importanti detti del Profeta Muhammad (la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui), siccome imposta uno dei principi salienti della religione dell’Islam, sia a riguardo all’accettazione della propria religione e sia, più genericamente, per tutte le attività giornaliere. Questo principio afferma che affinché un’azione venga accettata e ricompensata da Dio, deve essere eseguita esclusivamente per amor Suo. Questo concetto viene spesso chiamato “sincerità verso Dio”, ma il significato più esatto sarebbe “purezza di intenzione.”
Ad un certo punto della vita del Profeta (la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui), Dio ordinò a tutti i musulmani di emigrare da La Mecca verso il nuovo nascente stato islamico a Medina.
In questo hadith, il Profeta ha fornito due esempi di emigrazione.
Il primo esempio è quello del fedele che emigrò a Medina esclusivamente per amor di Dio, cercando il Suo compiacimento e di adempiere al Suo ordine. Il Profeta (la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) ha dichiarato che questo atto sarà accettato da Dio e sarà ricompensato nel miglior dei modi.
Il secondo esempio è quello di colui che ha apparentemente compiuto questo servizio religioso, ma la cui intenzione non era di cercare il compiacimento di Dio né di eseguire il Suo ordine. Dunque questa persona anche se avrà raggiunto in questa vita cosa intenzionava, non avrà ricompensa per essa da Dio e la sua opera non sarà considerata accettabile.
Pur coesistendo due aspetti diversi nella vita di una persona, il religioso e il mondano e, benchè vi sia una chiara disunione tra i due, essi sono di fatto inseparabili stando alla giurisprudenza religiosa in quanto l’Islam è una religione che si occupa di questioni familiari, sociali e politiche così come della fede in Dio e del Suo culto. Perciò tale detto del Profeta (la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) sembra applicarsi solo all’aspetto religioso di un individuo, ma in verità si applica ad entrambi.
Purezza dell’intenzione nell’ambito religioso
Come già accennato prima, questo hadith imposta il primo principio secondo il quale Dio valuta le nostre opere, e cioè che esse vengano eseguite unicamente per amor di Dio. Infatti le opere che sono state ordinate come forma di devozione, conosciute come culto, devono essere adempiute solo per Dio, perché è stato Dio ad ordinare questo servizio od opera ed è Lui che le ama. Queste azioni comprendono cose come la preghiera (Salah), il digiuno, la carità obbligatoria (Zakah), il piccolo o il grande pellegrinaggio alla Mecca (Umra e Hajj) e tutti gli altri tipi di servizi che sono stati ordinati nella religione. Anche il compierle è apparente, ma, l’intenzione che una persona ha, è di fondamentale importanza per essere accettate.
Una persona che dedica uno di questi, o altri servizi religiosi ad altre divinità in associazione con Dio, non avrà i suoi atti accettati e colui che commette quest’eresia, commette il maggiore dei peccati nei confronti di Dio, cioè il politeismo, che significa associare altri a Dio negli atti di culto che sono specialmente per Lui.
L’Islam è una religione MONOTEISTA in modo vero e rigoroso. Il monoteismo non solo implica che c’è un solo Dio, ma anche che Dio ha il diritto che tutte le azioni vengano fatte esclusivamente per il Suo amore e per nessun altro. Questo concetto è quello che Dio comandò a tutti i Suoi Profeti (pace su di loro), come si afferma nel Corano:
“Eppure non ricevettero altro comando che adorare Allah, tributandoGli un culto esclusivo e sincero, eseguire l'orazione e versare la decima. Questa è la Religione della verità.” (Corano, Interpretazione del Corano, Sura XCVIII, Al-Bayyina, La Prova, v.5)
Si osservi da tale versetto che, anche se un individuo esegue atti esteriori di devozione e di culto a Dio, qualora egli associ qualsiasi altro essere a Dio in questo culto, sia che si tratti di angeli, profeti o persone virtuose (definiti santi nella terminologia cristiana), allora tale opera non verrà accettata da Dio. Inoltre tale individuo avrà commesso shirk, politeismo.
Purezza dell’intenzione significa anche che il fedele dovrebbe evitare di guadagnare attraverso atti religiosi e di culto anche se tale guadagno è consentito.
Come menzionato nel hadith iniziale, il fedele che ha eseguito l’emigrazione per sposarsi, non ha effettuato l’obbligo religioso dell’emigrazione per altre divinità o associando qualcuno a Dio, né aveva intenzione di fare qualcosa di malvagio. Piuttosto la sua intenzione era lecita dal punto di vista religioso. Tuttavia il suo atto non verrà accettato da Dio e il fedele può o non può avere ricevuto ciò che intendeva da questa vita terrena. Dunque se una persona cerca con la sua azione un guadagno mondano, la sua ricompensa diminuirà.
Se una persona desidera qualcosa che non è considerata lecita in Islam che riguarda il culto e gli atti di adorazione, questa è considerato un peccato.
L’Islam è una religione che incoraggia l’umiltà e l’altruismo e che condanna coloro che cercano la lode dagli altri, attraverso il culto e le opere di adorazione.
Non solo non verrà accettata da Dio ma la persona sarà punita nel’aldilà.
Il Profeta (la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) disse: “ Tra i primi ad essere condannati al fuoco dell’inferno vi sarà una persona che ebbe la sapienza (religiosa) e la insegnò agli altri, così come recitava il Corano. Egli sarà portato innanzi a Dio, e Dio elencherà tutte le buone cose che gli concesse e lui le riconoscerà. Dio chiederà: “Cosa ne hai fatto?” Egli risponderà: “Ho appreso conoscenza religiosa e l’ho insegnata agli altri e ho recitato il Corano solo per amor Tuo.”
Dio dirà: “Tu hai mentito! Piuttosto hai appreso la conoscenza religiosa per essere chiamato ‘studioso’ e hai recitato il Corano per essere chiamato ‘recitatore’, e ciò si diceva di te!” Allora verrà ordinato di punirlo. Così sarà trascinato sul suo volto e gettato nel fuoco.” (An-Nasa’i)