3- La Consultazione
La consultazione è un principio fondamentale sul quale si basa il sistema politico e su cui si fonda lo Stato islamico. Allah dice: "Coloro che rispondono al loro Signore, assolvono all'orazione, si consultano vicendevolmente su quel che li concerne e sono generosi di ciò che Noi abbiamo concesso loro." (Interpretazione del significato del Corano, Sura XLII, Ash-Shûrâ, La Consultazione, v.38)
Allah l’Altissimo dice: "È per misericordia di Allah che sei dolce nei loro confronti! Se fossi stato duro di cuore, si sarebbero allontanati da te. Perdona loro e supplica che siano assolti. Consultati con loro sugli ordini da impartire; poi, quando hai deciso abbi fiducia in Allah. Allah ama coloro che confidano in Lui." (Interpretazione del significato del Corano, Sura Sura III, Âl 'Imrân, La Famiglia di Imran, v.159)
Nel primo versetto indicato Allah evoca la consultazione mettendola accanto alla preghiera rituale che costituisce il secondo pilastro dell'Islam; il che dimostra l'importanza che Allah l’Altissimo le attribuisce. Tutto quello che che è in rapporto con l'interesse della Comunità islamica deve essere oggetto di consultazione tra scienziati e dirigenti. Alla fine del versetto, Allah elogia i fedeli in generale, perché si consultino fra di loro riguardo a tutto.
Nel secondo versetto indicato Allah l’Altissimo prescrive al Suo Messaggero che è il capo dello Stato islamico, di consultarsi a riguardo di tutte le questioni in rapporto con l'interesse della Comunità islamica e che non sono state trattate da un testo rivelato. Quanto a quelle coperte da leggi rivelate non c'è bisogno di consultarsi in proposito. Il Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) infatti si consultava molto di frequente con i suoi Compagni come chiarisce Abu Hureira (Allah sia soddisfatto di lui): "Non ho mai visto uno che si consultasse con i suoi compagni più del Messaggero di Allah, pace e benedizione di Allah su di lui." (Tirmidhi n° 1714) Gli uomini di scienza islamica prescrivono al dirigente di consigliarsi e consultarsi con la Comunità riguardo a tutte le questioni che hanno rapporto con l'interesse generale, e se il dirigente tralascia questa pratica, la comunità sarà nell'obbligo di esigerla per esprimere la sua opinione e le sue proposte. Gli ulema si basano proprio sui due versetti citati precedentemente per prescrivere tale obbligo visto che la legislazione islamica considera il dirigente della Comunità come il mandatario la cui funzione è nell'assumere ed eseguire l'incarico affidatogli; mentre la comunità si assume il compito di controllare l'applicazione della Sharia da parte del dirigente.
L'Islam garantisce ad ogni fedele la libertà di esprimere la propria opinione con i mezzi che egli considera idonei, a patto di impegnarsi a rispettare il metodo indicato da Allah, cioè di esprimersi evitando di provocare dissensi, divisioni e fitna. Il Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) disse infatti: "Il miglior gihad è una parola di giustizia pronunciata in faccia ad un tiranno." (Mustadrak n° 8543)
Ecco Abu Bakr As-Siddiqi, primo califfo dei Musulmani (Allah sia soddisfatto di lui) che si rivolge ai Musulmani e dice: "O uomini! Sono stato designato per dirigervi, ma non sono il migliore tra di voi. Se mi vedete sulla retta via sostenetemi; se mi vedete errare, correggetemi. Ubbiditemi finquando ubbidisco ad Allah in quello che vi riguarda; se vedete che non ubbidisco al Signore, non ho più autorità su di voi."
Umar Ibn Al Khattab, secondo califfo dei Musulmani, in uno dei suoi discorsi disse: "O Musulmani! Se vedete errori nella mia condotta dello storto, vi invito a rettificarli! Un beduino si alzò e disse: "Su Allah! Se vediamo dello storto in quel che fai, lo drizzeremo anche colla spada!" Umar non se ne adirò, né serbò rancore, bensì giunse le mani levandole al cielo e disse: "Lodato sia Allah, che permette a Umar di trovare nella sua Comunità, chi lo raddrizza!""
Troviamo tra i sudditi anche chi controlla e critica giustamente: "Umar Ibn Al Khattab portava un giorno due abiti e si mise in piedi per rivolgersi alla gente. Appena disse: "O Musulmani, ascoltate ed ubbidite! " Un uomo esclamò: "Né ascolto né ubbidienza!" Umar gli chiese: " Perché?" L'uomo gli disse: "Perché stai portando due abiti, mentre tutti noi portiamo uno solo." Umar aveva infatti imposto a tutti di portare solo un abito. Umar allora chiamò: "Abdullah Ibn Umar, diglielo!" Questi disse: "È il mio abito, gliel'ho dato io!" Quell'uomo prima indignato allora disse: "Ora ascoltiamo ed ubbidiamo." L'Islam ha così garantito i diritti e le libertà personali e collettivi allontanando le fonti della legislazione dalle passioni personali e regionali dei legislatori. Se la legislazione islamica non ha trattato di molte altre questioni particolari e secondarie, è al fine di lasciare la porta aperta ai Musulmani per istituire le leggi che loro sembrino più adatte ed adeguate alle loro condizioni ed esigenze, a patto che dette leggi e regole non contraddicano i principi e basi fondamentali della religione islamica.